Chi ci segue conosce perfettamente le vicende dell’Aero Club d’Italia e del suo padre/padrone, il Sen. della Lega Nord Giuseppe Leoni, che dopo otto anni di presidenza dell’ente ne è praticamente diventato il Commissario Straordinario a vita. Commissariamento deciso unicamente per adeguare lo Statuto dell’Ente al decreto Brunetta, si trattava di cambiare un paio di righe o poco più. Leoni, che da tempo era in rotta per la sua politica con le Federazioni Sportive Aeronautiche che giustamente ne contestavano l’operato, ha colto la palla al balzo per cercare di eliminarle definitivamente, facendo scrivere una sorta di statuto “bulgaro” blindato che non solo cancellava le Federazioni, ma trasformava l’AeCI da Ente di diritto pubblico in Ente culturale, superando così l’incompatibilità con la carica di Senatore della Repubblica. Ebbene, per riuscirci non si è fatto scrupolo di rispettare né lo Statuto ancora in vigore, né la legge, facendo deliberare per un anno un Consiglio Federale decaduto (tutte le delibere, a seguito di un ricorso, sono state dichiarate nulle dal TAR), e visto che c’era utilizzando l’Ente come un feudo privato, con aspetti grotteschi degni della miglior commedia all’italiana: dall’acquisto in una gioielleria di Piazza di Spagna di un orologio di lusso che non si sa a chi sia finito (ma si sa che nella delibera del Commissario Straordinario i soldi sono prelevati dal fondo per la promozione e l’incarico dell’acquisto è dato alla sua segretaria particolare), all’organizzazione di un Galà del Volo nel quale si paga l’attore Max Giusti 36.000 euro per 20 minuti di spettacolo, salvo poi non avere i soldi per gli atleti che vanno ai mondiali, sino all’aver immatricolato gli aerei del rinnovo flotta, pagati con i soldi dei contribuenti, con le iniziali dei leader leghisti. Peccato che lo statuto bulgaro, presentato per ben due volte, non sia passato, sonoramente bocciato dal Consiglio di Stato dopo il ricorso delle Federazioni, pienamente accolto. Nel frattempo Leoni, nonostante le veementi interrogazioni parlamentari, alcune originate proprio da un nostro editoriale, era stato ancora una volta riconfermato Commissario, quasi uno sberleffo alla legalità e al buonsenso. Un Commissario decaduto lo scorso 17 Luglio, la fine di un’era? Solo per dieci giorni.
Cosa è successo probabilmente lo avrete già appreso dalle prime pagine della stampa nazionale che per la prima volta si è interessata al caso Leoni/AeCI: il nostro, sapendo di non avere più nessuna possibilità, nella notte fra il 26 e il 27 Luglio ha inserito, tramite la Commissione Bilancio che l’ha approvato (in cambio di cosa?) un proprio emendamento “ad personam” nel maxi emendamento governativo al decreto per la Spending Review (roba seria, che parla di tagli alle spese di un’intera nazione), con il quale si autoproclama Commissario Straordinario dell’AeCI ancora per un anno. Un emendamento illegale e inopportuno, in quanto Leoni è incompatibile essendo Senatore, è la stessa persona che ha portato da presidente alla situazione di commissariamento, e come ex Commissario nei precedenti mandati (al massimo si può essere Commissario per sei mesi) non è riuscito a fare quello che doveva. Una mossa che ha portato su tutti i media nazionali il caso AeCI: l’emendamento notturno è finito in prima pagina su La Stampa, è stato riportato dal Sole 24 ore, dal Fatto Quotidiano, dal Corriere e da tutte le agenzie di stampa. Un emendamento che è un evidente baratto per chissà cosa, e che se davvero passasse, dopo la visibilità sui media nazionali, sarebbe un altro colpo di grazia alla politica decotta del sopruso e dell’interesse personale, un assist per l’antipolitica, potrebbe valere decine di migliaia di voti spostati. E tutto per coprire qualcosa di probabilmente inconfessabile nella gestione AeCI (non si spiega altrimenti un così disperato attaccamento a una poltrona che non muove altro se non interessi sportivi) da parte di uno che è sotto inchiesta da parte della Corte dei Conti del Lazio per peculato, abuso di ufficio, truffa, e appropriazione indebita, uno che sarà in futuro ricordato solo per il farfallino, per il cappio sventolato in Parlamento, o per la sua idea che i gay siano malati e che vadano curati “facendoli visitare da un medico esperto”. Siamo ben oltre il limite della decenza, ma una mossa così sgangherata non può che ritorcersi contro chi l’ha pensata e messa in atto, contro chi è ancora convinto che in politica si possa fare tutto ciò che si vuole nel proprio esclusivo interesse, anche in spregio delle leggi che tutti noi cittadini siamo tenuti a rispettare. Io sono certo che questa mossa sarà la fine del Sen. Leoni, e se non sarà il governo a eliminare questo osceno emendamento dal decreto, saranno la Corte dei Conti e Guardia di Finanza a liberare definitivamente il mondo del volo da uno dei personaggi più tristi che chi vola, nel cielo pulito, è stato sino ad oggi costretto a sopportare.
Rodolfo Biancorosso rbiancorosso@volosportivo.com